Incontro con Gianluca Comin, giovedì 6 maggio 2021

7 Mag 2021Diario del Club, News

La Presidente ringrazia Maurizio Busatta che ha invitato Gianluca Comin e presenta il relatore – docente imprenditore, consulente, giornalista, figura di spicco del mondo della comunicazione del nostro Paese – che prenderà spunto per il suo intervento dal libro “# ZONA ROSSA. Il Covid-19 tra infodemia e comunicazione” scritto nel marzo-aprile del 2020 in collaborazione con Lelio Alfonso e altri colleghi giornalisti. 

Il libro, esordisce il Professor Comin, è nato in lockdown interrogandosi su cosa stava accadendo e soprattutto su come i cittadini avevano risposto all’emergenza. Era successa una cosa illogica, i cittadini chiusi in casa, senza poter uscire, non poter vedere i propri cari avevano accolto il lockdown in modo festoso, con applausi, con bandiere alle finestre. Reazione sorprendente che non dipendeva solo dalla paura del Coronavirus, ma molto anche dalla comunicazione fatta nei primi tempi. C’è stato infatti un primo tempo, iniziato il 7 marzo e terminato il 15-16 maggio, seguito da un secondo tempo iniziato in ottobre e che sta proseguendo ancora oggi. Nel secondo tempo l’atteggiamento delle persone è cambiato, è cambiato lo spirito con cui accogliamo i diversi annunci del governo, ed è cambiato nel frattempo lo stesso governo. Va rilevato che nella prima fase e per la prima volta nel nostro Paese i mezzi di comunicazione avevano dato un grande spazio alla scienza, si era presentata l’occasione di far fare un salto culturale al paese e invece gli esperti si erano presentati al pubblico con tante voci dissonanti perdendo la loro occasione. “Infodemia” (vale a dire epidemia più informazione) è una parola lanciata dal DG dell’Organizzazione mondiale della sanità che si accorge che insieme alla diffusione del virus c’è la diffusione di una profonda disinformazione. 

Il Professor Comin si sofferma sui messaggi comunicativi più importanti. 

Della prima fase ricordiamo alcune immagini iconiche: 

  • Mattarella che scende dall’Altare della Patria, 
  • Conte in TV a qualsiasi ora della sera, 
  • Borelli che ogni giorno alle 18 snocciola dati su dati, 
  • l’avvento dei professori in TV. Due elementi si compongono nella gente: 
  • la spinta di passione, si accetta l’ordine di stare in casa con adesione, con applausi, 
  • c’è fiducia nelle persone verso dati che non si capiscono, verso il Presidente del Consiglio. Conte assume su di sé tutto il peso della pandemia, voce unica, pacata , rassicurante. 

E’ una fase inaspettata in cui tutti gli italiani accolgono con disciplina le regole. 

Poi la seconda fase, quella che stiamo vivendo anche adesso, tre cose cambiano l’approccio alla pandemia: 

  • Draghi nei primi due mesi non parla, fa del silenzio una forte comunicazione. La prima comunicazione in parlamento è ad inizio aprile per annunciare l’obiettivo delle 500.000 vaccinazioni al giorno, 
  • Biden fa lo stesso. Non si chiude nel silenzio, ma rovescia l’approccio di Trump, 
  • il vaccino diventa lo spartiacque tra bene e male. Per entrambi questi due governi la comunicazione si concentra su tutto ciò che riguarda la vaccinazione, la pandemia passa quasi in secondo piano. 

Riflessione: c’è comunicazione e comunicazione: 

  • la comunicazione istituzionale informa i cittadini su ciò che le istituzioni fanno, 
  • la comunicazione politica è rivolta alla creazione di consenso.

Se c’è errore di Conte, sta nell’aver confuso tra le due comunicazioni. Conte fa soprattutto comunicazione politica che peraltro lo porta ad avere consenso politico, perché asseconda il pubblico. Nel lasciare il governo ha circa il 60% del consenso degli italiani. 

Anche il Commissario Protezione civile all’inizio, per poco, fa comunicazione istituzionale, poi si trasforma in comunicatore politico, così anche il Commissario Arcuri che dopo essersi concentrato su mascherine e respiratori , dopo cinque mesi comincia ad apparire quasi giornalmente in TV. 

Scontro tra competenze: soprattutto i Presidenti di regione durante tutto il Governo Conte sono in contrasto con lo Stato centrale e tra di loro, perché esercitano una comunicazione politica: giocano una partita loro, c’è chi la giova bene, come Zaia, De Luca e ci sono altri che la giocano male. 

Esperti: Bunioni, Brusaferro e tanti altri nessuno li conosceva. Erano personaggi di secondo piano, bravissimi nel loro lavoro ma confinati nei loro recinti. Diventano protagonisti, anche per la necessità dei media dii trasformare la pandemia in qualcosa che si vede. C’è moltiplicazione di voci, competizione anche tra loro. Escono dal ruolo. Commentano addirittura i fatti politici. Tutto ciò non è bene e va a incidere sulla loro credibilità. 

Altra cosa importante sono le immagini. Possiamo identificare la pandemia in queste tre immagini: 

  • Mattarella: che ricorda al pubblico che non va dal barbiere nemmeno lui (grazie ad un “fuori onda” non previsto), 
  • il Papa sotto la pioggia nella Piazza di S. Pietro vuota, è qualcosa che resterà nella storia, – Elena Pagliarini, l’infermiera di Cremona, stanca, distrutta, che dorme sul computer su cui registra i malati che entrano. 

Il personale sanitario: eroi, poi non più eroi, poi ancora eroi. Fino a poco tempo fa prevaleva il pensiero che la sanità non rispondesse alle esigenze del cittadino; la pandemia ha fatto degli operatori sanitari degli eroi, riconoscendone i sacrifici enormi. 

Immagini iconiche oggi: 

  • le file alle vaccinazioni, 
  • Mattarella, questa volta seduto su una poltrona che aspetta il suo turno per la vaccinazione come ogni cittadino, con grande messaggio comunicativo, 
  • riapertura dei ristoranti, ritorno a tentativo di normalità. 

Come governare l’infodemia: 

Fare buona comunicazione per combattere le fake news: 

  • è fondamentale la semplicità dei messaggi, per arrivare direttamente alle persone, 
  • arrivare a convincere i cittadini che le cose che diciamo sono vere, 
  • tempestività nel fornire quadro accurato del pericolo, altrimenti c’è panico, 
  • arrivare perfino a dire “non lo so”. Rischio della cattiva comunicazione è l’incertezza che certamente alimenta la paura, l’ansia, il terrore, che portano allo sconforto, all’impotenza e allora le conseguenze sono la negazione o il panico. 

La Comunicazione è la chiave del successo. L’Italia in un certo momento fu portata a modello dall’OMS. 

Sono seguite domande da parte di Chiara Santin, Francesca de Biasi, Klaus Shillkowski. 

A Chiara che ha chiesto come portare il cittadino a riflettere sulla reale situazione dei servizi residenziali oggi spesso bersaglio di messaggi negativi il Professor Comin ha risposto che serve una riflessione sulla capacità di comunicare in maniera chiara e anche strumenti che possano essere dati per il passa parola, per la comunicazione da persona a persona. 

Francesca ha portato l’attenzione sulla sovraesposizione psicologica dovuta a tempi e regole stringenti e ad una comunicazione eccessiva ed aggressiva. Ci siamo contagiati tutti e le politica non ha pensato a questa dimensione. Perché non è stata messa sull’avviso la gente? Ci saranno ritorni preoccupanti. Il Professor Comin ha risposto che sul problema lutti, ecc. stanno lavorando. Nessuno invece ha affrontato il disagio crescente di giovani e bambini, ne è stato parlato occasionalmente. Ci vorrebbe un pool di esperti. Avremo davanti due grandi crisi: crisi economica e crisi psicologica. Ha anche fatto cenno alla contagiosità del comportamento negativo di pochi. In risposta a Klaus, il relatore ha condiviso che c’è della cattiva comunicazione. Ciò che ci salva è la pluralità delle voci. 

Stimolato da Chiara, il relatore ha espresso alcuni suoi punti di vista finali. Spera che resti il lockdown alle 22. E’ facile prendersela con la politica. E’ una responsabilità diffusa. Dobbiamo scartare le facili soluzioni e andare a fondo sui fatti veri. E’ grave che oggi chiunque possa alterare i fatti.