Il Rotary e le donne

4 Set 2021News

Due donne si stanno alternando alla presidenza del club di Belluno. E’ un evento che crea stupore? Agli occhi di oggi certamente no, salvo constatare che è la prima volta che accade. La costituzione del club di Belluno risale al 1949. La prima donna fu ammessa nel 2003. 

Il ritardo nell’inclusione di genere sta a significare che Belluno in passato sonnecchiava o condivideva le posizioni dei club più retrivi? Cerchiamo la risposta nella storia del Rotary. L’articolo 3 dei primi Statuti dei club stabiliva “Possono essere nominati soci effettivi, entro i limiti indicati agli articoli seguenti, tutti coloro che, essendo di maggiore età, accettando i principi rotariani e godendo di carattere e reputazione indiscussi, dedichino le loro forze, come uomini di pensiero o come uomini di azione (in questo caso con responsabilità e poteri direttivi) in qualsiasi degno campo dell’attività umana: industriale, commerciale, agricolo, culturale, tecnico e professionale in genere. Le donne non possono fare parte del Rotary”. 

Nel 1977 – non certo data particolarmente lontana – successe che un piccolo club della California – il club di Duarte – per espandere l’effettivo decise di ammettere tre socie attive, Donna Bogart, Mary Lou Elliott e Rosemarie Freitag. 

Il Rotary International intervenne subito, chiedendone l’allontanamento e disponendo, in risposta al rifiuto, la radiazione del club di Duarte. 

Il club ricorse al Tribunale obiettando che l’apertura ai soli uomini di un “business establishment” – ossia Azienda Commerciale -, quale riteneva fosse un club Rotary, violava le leggi USA. Il Tribunale dette torto al club di Duarte, la Corte d’Appello ribaltò la sentenza, il Rotary International ritenne allora doveroso sottoporsi al giudizio della Suprema Corte di California per la contea di Los Angeles che considerò al pari del club di Duarte che Rotary International e club fossero business establishment, ossia aziende commerciali e non centri filantropici -. 

I club Rotary per quanto entità non profit e votati al servizio umanitario, all’etica delle professioni e all’edificazione della pace erano da considerare Business Establishment perché retti da un sistema di classifiche professionali, il club di Duarte teneva conferenze tecniche e professionali, ed era un fatto che i soci potessero usare l’appartenenza in un club per migliorare i propri interessi (ricordiamo il motto del Rotary: “He profits most who serves best”). 

La Suprema Corte confermò la decisione e statuì che in quanto Business Establishment i club Rotary erano titolari di piena libertà di associazione, e dichiarò che il First Amendment della Costituzione americana – volto a liberalizzare ogni modalità associativa – non proteggeva la politica del Rotary di escludere le donne. Le donne non potevano – a giudizio della Suprema Corte – mettere in discussione l’esistenza e nemmeno gli obiettivi del Rotary, ma al contrario rappresentavano un mezzo di ulteriore sviluppo delle sue attività di servizio. 

E fu così che il Consiglio di Legislazione del Rotary International di Singapore del 1989 (32 anni fa!) votò l’apertura ufficiale alle donne pur lasciando ad ogni club la piena autonomia di decidere sull’ammissione in ragione anche delle particolari caratteristiche etniche di alcune zone del mondo (ad esempio l’Africa). 

Aggiungiamo una nota curiosa: al ricorso presentato dal Rotary alla Suprema Corte si erano affiancate tre grosse associazioni femminili: Pilot Club International, Soroptimist International of America e Zonta International, che con istanza comune chiedevano nel 1986 di vietare alle donne di entrare nel Rotary. 

Era chiaro il loro scopo, attivarsi anch’esse per non essere costrette ad ammettere uomini nei loro club. 

La ricostruzione storica che abbiamo presentato soddisfa il quesito iniziale: in realtà il club di Belluno fu pronto a cogliere la possibilità di aprirsi alle donne e se oggi per la terza volta è presieduto da una donna significa che ha operato con discernimento nelle scelte e che è orgoglioso di annoverare nel suo effettivo donne di valore.