Progetto India

9 Giu 2021

L’INTERVENTO DEL ROTARY CLUB BELLUNO, IN INDIA, NELLO STATO DEL TAMIL NADU

Da molti anni il nostro Club è impegnato attivamente in India, nello Stato del Tamil Nadu, con progetti di solidarietà negli ambiti dell’istruzione, della sanità e del microcredito e nel supporto a gruppi di autoaiuto. Le iniziative sono rivolte a quella frangia della popolazione indiana che più necessita del nostro aiuto in quanto, da sempre, emarginata, e maltrattata: i Dalit. e, in particolare, alle donne perché più bisognose e più indifese in quanto maggiormente penalizzate dal sistema sociale indiano.

Il nostro “partner”, e referente in India, è un salesiano indiano: Padre Edwin Vasanthan, direttore  del Welfare Social Center “Le Beatitudini”, sito nello Slum di Chennay e fondato, negli anni sessanta, da padre Orfeo Mantovani, di origini veronesi. 

Nel corso degli anni abbiamo aiutato 8 ragazzi, provenienti da villaggi tribali di montagna ad intraprendere la professione di falegname attraverso la frequenza ad un corso triennale; abbiamo accompagnato una ragazza tribale alla licenza statale di maestra, professione molto considerata in India, e portato con successo due ragazze “dalit” al conseguimento del diploma di infermiera. Sono state le prime dalit a conseguire un diploma così prestigioso, un fatto straordinario per le comunità dei villaggi di provenienza delle ragazze.  

Attualmente siamo impegnato con 20 ragazze “Thurumbar” provenienti dai villaggi del Tamil Nadu che frequentano scuole di diverso ordine. Padre Edwin commenta cosi la nostra azione:”questa è stata una fantastica esperienza perché abbiamo potuto vedere, nel corso degli anni, una costante progressiva maturazione, presa di coscienza e di fiducia in se stesse instillando anche interesse e coraggio agli altri componenti (dalit) dei villaggi di appartenenza. E’ la prima generazione che sa leggere e scrivere, è la prima volta che degli “intoccabili” possono aspirare ad avere un posto nelle loro società come “qualcuno” e non rimanere, come da millenni succede, “qualcosa””.

Nel 2011 abbiamo pensato di sviluppare un Matching Grant e, con l’aiuto di padre Edwin, siano entrati in contatto con  Rotary Club Madras – 3230 che ha condiviso lo spirito della nostra azione e ha accettato di collaborare al progetto. Il nostro “Host Partner” è un Club di antiche tradizioni con una robusta esperienza nel campo dei progetti internazionali.

DESCRIZIONE DEL PROGETTO

Il progetto, una sovvenzione paritaria semplificata (importo 24.809 $) ha consentito la realizzazione di cinque “centri Nursery” in grado di ospitare, quotidianamente, 500 bambini dalit, residenti nello slum di Chennai, che altrimenti non avrebbero, in questa fase particolarmente critica del loro sviluppo, alcun punto di riferimento. 

Le aule sono state allestite con il materiale didattico e ludico, necessario per l’insegnamento e l’educazione prescolastica, e con attrezzature audio-visive, al fine di utilizzare metodi di insegnamento in linea con i nostri tempi, creando condizioni di pari opportunità e pari dignità.

L’istruzione è un diritto inalienabile per i bambini, il futuro del singolo, del gruppo, e della società nel suo complesso, dipende da esso.

Lo Slum di Chennai, (uno tra i più popolati di tutta l’Asia) si trova a Vysarpadi, una zona a nord della metropoli. Circa un milione e mezzo di persone vivono in condizioni sociali e igienico-sanitarie estremamente difficili. La densità di popolazione all’interno dello slum è di circa 1 abitante / mq..

L’istruzione e i servizi socio- sanitari, sono per lo più svolti da organizzazioni umanitarie.

Le condizioni di estrema povertà della popolazione residente, composta per lo più da “intoccabili” (Dalit), cioè da fuori casta, determina uno stato di diffusa denutrizione e la malnutrizione, con conseguenze per lo stato di salute e, in particolare, per il benessere psico-fisico e lo sviluppo dei bambini.

La condizione di “Untouchable”, influisce drasticamente sulla possibilità di sviluppo dell’individuo, le azioni per accogliere nella scuola bambini e ragazzi sono efficaci per contrastare i modelli negativi che il contesto socio culturale in cui vivono, caratterizzato  da povertà ed emarginazione, propone loro.

In questo senso, l’accoglienza prescolare offerta dai Nursery Center protegge i bambini.

L’incontro con gli amici del RC Madras si è svolto all’interno del Centro “Le beatitudini”. Insieme abbiamo inaugurato la prima aula ( fine febbraio 2012); l’accoglienza festosa e gioiosa dei bambini e delle maestre è stata commuovente. 

Un ringraziamento particolare lo rivolgiamo alla Commissione Distrettuale per la Rotary Foundation senza il cui supporto non sarebbe stato possibile raggiungere questo risultato.

Aldo Villabruna e Alessandro Reolon


La condizione dei “Dalit” in India
I “dalit” agitano l’India. Sono circa 200 milioni e rappresentano il 17% della popolazione. Scendono in piazza, protestano e lanciano la loro sfida pacifica al potere di Delhi. Stanchi di essere discriminati, offesi, umiliati, repressi. Sono i cristiani dell’India – la categoria più in basso nel sistema castale – e vengono sempre più penalizzati per la loro fede religiosa. La situazione è ad un alto livello di conflittualità e si rischiano nuove e forti rivolte di massa.Esclusi dal mondo del lavoro e dalle attività sociali, i “dalit” registrano ogni giorno il peso delle discriminazioni: i loro bambini, a scuola, devono sedersi in fondo alla classe e sono trattati senza rispetto da insegnanti e compagni. Le loro baracche e abitazioni vengono speso distrutte o bruciate. Sono oggetto di aggressioni, insulti e propaganda razzista. E nonostante la legge punisca le affermazioni razziste, nessun giornale o politico è mai stato condannato per aver seminato odio contro di loro. Le donne, quando restano sole, sono oggetto di violenze o stupri. La gente non stringe la mano a questa “minoranza” indiana né gli consente di mangiare o di comprare oggetti di uso domestico. Anche nei templi indiani si attua la discriminazione, vietando l’ingresso ai “dalit” e i sacerdoti chiamano la polizia quando li vedono mendicare nei pressi dei luoghi di culto. Il 66% dei “dalit” sono analfabeti. La loro mortalità infantile è la più alta fra tutti i gruppi etnici o sociali dell’India, mentre la speranza di vita media è la più bassa. Quando è concesso loro di lavorare, vengono costretti a condizioni di semi-schiavitù. Le istituzioni non forniscono acqua, servizi igienici, corrente elettrica, assistenza sociale. Questa è la realtà. 


Il sistema delle caste
La discriminazione sociale, basata sul sistema delle caste (il cui aspetto più devastante è rappresentato dall’intoccabilità) è una piaga che, seppure attenuata rispetto al passato e dichiarata illegittima, colpisce ancora l’India. Gli intoccabili, i Dalit, sono gruppi ai margini della società, sia dal punto di vista materiale sia psicologico, oggetto di continue violazioni e sfruttamento. L’intoccabilità, che si manifesta tuttora in molti aspetti della vita quotidiana, oltre a rappresentare una violazione dei diritti fondamentali, continua a costituire un ostacolo imponente allo sviluppo ed alla realizzazione di una società che possa dirsi veramente democratica. Di questa discriminazione soffrono, ovviamente ancor di più, le categorie più emarginate quali le donne ed i bambini. La strutturazione del lavoro ed il conseguente sfruttamento degli intoccabili nelle attività lavorative, costituiscono uno degli esempi più lampanti della discriminazione in base al sistema delle caste. Ancora oggi, ai Dalit vengono assegnati lavori che sono considerati impuri dalle caste alte.Nella società tradizionale indiana, la suddivisione del lavoro avviene su base funzionale: il sistema delle caste non compromette una certa flessibilità nell’assegnazione delle occupazioni agli appartenenti alle caste alte, mentre le comunità intoccabili vengono confinate all’esecuzione di lavori impuri quali la concia delle pelli, il trattamento degli animali morti, la pulizia delle strade ed ogni altra occupazione che possa essere inquinante per gli appartenenti alle caste più alte.La costituzione Indiana ha abolito l’intoccabilità; ciò significa che, in teoria, i membri delle caste alte non possono più costringere i Dalit ad eseguire lavori inquinanti. In pratica però tali occupazioni sono ancora esclusiva dei gruppi intoccabili. La mancanza di istruzione e formazione, nonché la discriminazione perpetrata a danno di coloro che cercano lavoro mantengono tutt’oggi questo giogo sui Dalit. Si stima, inoltre, che in India 40 milioni di persone, di cui almeno 15 milioni di bambini, siano sfruttate economicamente in stato di schiavitù. Il termine “Bonded labor” si riferisce, appunto, all’impiego di una persona in stato di schiavitù per ripagare un debito. A causa degli alti interessi applicati e dei salari incredibilmente bassi, è praticamente impossibile ripagare il debito. La schiavitù per debiti si trasmette così di generazione in generazione.


La condizione femminile in India
Nella vita pubblica ed economica indiana, sono centinaia i nomi femminili emergenti nei campi più diversi: dall’industria al cinema, dalla politica alla letteratura. Eppure, dietro questa apparente apertura ed emancipazione, l’India è ancora un Paese negato alle donne. Contrariamente a quanto avviene nel resto del mondo, le donne in India rappresentano la minoranza della popolazione (48%). Ci sono 929 donne ogni 1000 uomini: effetto devastante di una selezione spietata, praticata talvolta ancora prima della nascita. L’infanticidio delle figlie femmine è una pratica ancora tristemente diffusa in molte aree rurali dell’India, soprattutto nel Tamil Nadu e nel Rajasthan. Secondo studi dell’Unicef, ogni anno nascono 15 milioni di bambine: 5 milioni di queste non vivono oltre i 15 anni. Quaranta donne su 100 non raggiungono alcun grado di istruzione; la presenza femminile nell’università è solo del 5%. Anche nell’ambito lavorativo, le donne subiscono pesanti discriminazioni: a parità di lavoro una donna percepisce un terzo del salario di un uomo. Malgrado ciò, le donne costituiscono un’importantissima fonte di mano d’opera per il paese: i lavori più pesanti, la costruzione di strade o di edifici o il lavoro nei campi, sono svolti in gran parte da donne. In ogni caso, il matrimonio è il destino di ogni donna indiana. Con il matrimonio la donna diventa “proprietà del marito”: deve stare in cucina, accudire la casa e i figli e servire il marito, oltre a lavorare per procurare alla famiglia i mezzi di sostentamento. 


La situazione educativa dei bambini dalit
Nel nostro distretto lo stato dell’istruzione è triste. Sebbene ci siano scuole in numero sufficiente e anche una buona percentuale di iscrizioni ogni anno, gli abbandoni sono numerosi. Alla fine del quinto anno il bambino non sa né leggere né far di conto. La maggior parte dei bambini delle regioni rurali di questi distretti può essere classificata come: non-starters, che cioè non imparano e rimangono fermi al punto di partenza; slow-learners, che cioè apprendono lentamente; late-bloomers, che cioè fioriscono e maturano solo con ritardo. Le condizioni economiche familiari, le pressioni sociali e il blocco psicologico etnico impediscono ai bambini di ottenere un’istruzione elementare standard. In particolare: la stimolazione dei bambini è ostacolata dalla disintegrazione della famiglie provocata dall’emigrazione e dalla mancanza di modelli validi all’interno dei villaggi. Questo ne fa dei “Pullouts” (tolti dalla scuola) da parte dei genitori, o dei “Pushouts” (espulsi) da parte della scuola e, in entrambi i casi, finiscono per essere classificati come “Dropouts” (abbandoni).

  1. Le scuole pubbliche nelle aree rurali non hanno personale né attrezzature sufficienti a orientare gli studenti.
  2. Sebbene i programmi scolastici prevedano l’informatica, è molto raro che nell’area del nostro progetto gli studenti abbiano visto un computer.
  3. L’idea di istruzione è imposta agli studenti esclusivamente come un dovere, senza alcuna analisi delle aspirazioni né degli interessi dei beneficiari.
  4. Mancanza di interesse all’istruzione da parte di bambini e di genitori.
  5. Fra la gioventù urbana c’è confusione circa le scelte professionali a causa della mancanza di consiglio e orientamento. 
  6. La gioventù rurale non viene informata sugli aspetti vocazionali.
  7. La concessione delle borse di studio privilegia la gioventù urbana, gli specializzati e quelli in grado di influenzare le autorità nell’assegnazione dei prestiti. Perciò la già esistente arretratezza economica della gioventù povera non fa che peggiorare.