Il Rotary Club di Belluno

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Correva l’anno 1949. Settant’anni fa: una strada aperta da un gruppo di 31 “pionieri”, figli della propria terra e insieme cittadini del mondo. Trentuno persone davano vita al Rotary Club di Belluno sotto le insegne del Governatore Gian Paolo Lang, che sarà poi il primo italiano a presiedere il Rotary Internazionale. La “carta” fondativa da lui firmata è datata 23 novembre.

I “magnifici” 31 erano spinti dall’unico ideale di servire “al di sopra d’ogni interesse personale”. Quando si costituì, il Club di Belluno, 1398° nel mondo, abbracciava tutta la provincia. Più tardi, vennero i Club di Feltre (1982) e Cadore-Cortina (1995) ai quali il Club di Belluno ha fatto da “padrino”.

Non è azzardato affermare che, attraverso la figura di soci eminenti, il Rotary ha contribuito allo sviluppo di questa provincia e nello stesso tempo ha partecipato al dibattito che ne ha segnato le tappe: Guglielmo Tabacchi, Virgilio Fedon, Agostino Lozza per quanto riguarda l’industria; Giulio Apollonio, Attilio Tissi, Furio Bianchet, Mario Brovelli in campo turistico e alpinistico, precursori con la loro sensibilit  anche delle Dolomiti “patrimonio naturale dell’umanit ”.

E ancora Francesco Cucchini, Attilio Bandiera, Giorgio Dal Molin, Mario De Marchi, personalità di straordinaria umanità, pilastri su cui il Club ha poggiato sul versante sociale la sua proiezione nella comunità bellunese.

Il Rotary non è un’aggregazione elitaria. In generale, ma soprattutto a Belluno. Settant’anni sono la prova di un’osmosi intensa e proficua fra la provincia e il mondo, fra la realtà locale e il contesto globale. Settant’anni che si possono riassumere attorno a tre stelle polari: la solidarietà, l’impegno umanitario internazionale, l’attenzione al territorio.

La solidarietà

Per il Rotary di Belluno, la solidarietà è una parola carica di contenuti e fitta di nomi. Basta sfogliare alcuni capitoli di questi settant’anni: nel secolo scorso, il gabinetto dentistico donato all’Istituto Beato Bernardino Tomitano di Feltre; l’avvio del primo laboratorio protetto per disabili psichici, d’intesa con il Lions; la realizzazione di una piscina terapeutica all’Istituto medico-psico-pedagogico di Cusighe; il sostegno al Ceis. Alla lotta contro la droga il Rotary ha dedicato molte energie.

Il volontariato bellunese ha sempre trovato il Club al suo fianco, promotore e sostenitore. L’Associazione Francesco Cucchini, straordinario punto di riferimento per le famiglie dei malati terminali, è sorta in seno al Rotary. Persona di grande valore, illustre primario, tra i primi in Italia ad attuare la terapia del dolore, il professor Cucchini era uno dei soci fondatori, primo presidente eletto del Club. L’Associazione che ne porta il nome è stata ed è sentita dal Rotary di Belluno come una sua “creatura”, segno di grande civiltà nei confronti della sofferenza.

Il successo di “Casa Tua Uno”, frutto della partecipazione della societ  civile a cui il Rotary diede concreto aiuto, ha poi generato una “partnership” positiva con la sanità pubblica. è stata, questa, la molla che ha portato alla realizzazione dell’“Hospice”. Ancora una volta il Rotary è riuscito a mettere in moto altre risorse.

Anticipando un’attenzione sempre più viva, il Club di Belluno si è occupato pure di anziani. “I nostri vecchi hanno bisogno del nostro cuore” si leggeva in un appello lanciato nel 1995 su un adesivo distribuito in tutta la provincia, in collaborazione con i giovani del Rotaract.

Era l’inizio di un ragionamento sul quadro demografico di una provincia con crescenti indici negativi.

Quando il Comune di Belluno arricchì la sua offerta assistenziale per le persone in difficoltà con l’apertura delle “Case Sperti” nell’ambito della Casa di Riposo “Maria Gaggia Lante”, di nuovo il Rotary fu pronto a farsi coinvolgere con un “service” mirato.

L’impegno umanitario internazionale

Particolare dedizione il Rotary di Belluno ha profuso in ambito internazionale. Innanzi tutto a favore di Wamba, nord del Kenia, 1.300 metri d’altitudine, terra dei “samburu”, nomadi che vivono di pastorizia. Qui la missione cattolica della Rotary Club Belluno, Via Ippolito Caffi, 105 – 32100 Belluno. Tel. 0437 27612 – mail rcbelluno@rotary2060.eu 3 diocesi di Marsabit ha fatto sorgere un indispensabile ospedale. Attorno a Wamba il Rotary ha mobilitato l’intera opinione pubblica bellunese. Una vera e propria “forza d’urto”. Per anni, in pi  turni, in tanti: molti professionisti soci, oltre a tecnici, carpentieri, muratori, falegnami, elettricisti, piastrellisti. Tutti volontari, tutti coordinati dal Rotary, tutti mettendo generosamente a disposizione le proprie ferie e le proprie capacità professionali e lavorative.

Nella sua azione a Wamba, durata venticinque anni, la preoccupazione principale del Rotary non è stata solo quella di rendere efficiente la struttura (obiettivo per cui peraltro si è molto impegnato a cominciare dagli anni Ottanta, anche in ricordo di Martino Arrigoni e Luciano Terribile). Il primo risultato perseguito – e raggiunto –   stato quello di “aiutare” le popolazioni locali a crescere, a rendersi autonome, a gestirsi in proprio, nel pieno rispetto della loro identità.

La missione in Africa oggi continua nel villaggio di Ikonda in Tanzania. Ad Ikonda il Club è diventato “partner” nello sviluppo della farmacia dell’ospedale diretto dai missionari della Consolata. Il progetto, diretto dal socio Ernesto Riva, grazie all’Azienda Ulss 1 è entrato a far parte della cooperazione sanitaria della Regione Veneto e ha fatto crescere il prestigio dell’ospedale.

Su nostro impulso la farmacia si è organizzata per l’acquisto, la distribuzione alla popolazione locale e la produzione in proprio di farmaci. Nel contempo è diventata centro di formazione di personale locale, che gradualmente potrà subentrare nell’attività, affrancandola dal nostro “tutoraggio”.

Nella regione del Tamil Nadu in India, il Rotary di Belluno ha partecipato a un programma pluriennale di formazione della popolazione locale: infermiere professionali, artigiani, insegnanti. Sensibilizzato del socio Dario De Marco, il Club ha effettuato la ricognizione delle strutture gestite dai padri salesiani e, per cinque anni, ha concorso all’istruzione media superiore di ragazze “Dalit” (fuori casta).

È stato poi il 1998, con il governatorato del Distretto 2060 da parte del nostro Vincenzo Barcelloni Corte, a dare risalto a un aspetto che, per storia e tradizione, da sempre contraddistingue la realt  bellunese: i rapporti con l’ancor pi  grande “provincia” che, da generazioni, vive fuori provincia. “Il sogno delle radici” vide giungere a Belluno per il congresso distrettuale 80 ragazzi provenienti da 14 diversi Paesi: un’iniziativa propizia a rafforzare le relazioni fra i popoli. “Il sogno delle radici” consentì al Club di Belluno di rivivere lo spirito dei soci fondatori: quello di persone attaccate al proprio territorio, animate anche da un “sentimento nuovo” di fratellanza, parola mai desueta, anzi da far sempre di più risuonare.

Ora che l’Europa ha azzerato le frontiere, può sembrare quasi naturale che il Club di Belluno da oltre sessant’anni abbia scelto di dialogare con il Club “contatto” di Spittal/Drau, appena al di là del crinale alpino in Carinzia.

Ma nell’agosto 1958 – quando nacque il gemellaggio tra Belluno e l’Austria, poi rinvigorito nel tempo con incontri frequenti e annualmente con una “tre giorni” plenaria – non era così scontato. Oggi i due Paesi fanno parte dell’Unione europea; allora il Rotary fece da battistrada. Seminò perché anche altri raccogliessero. La reciproca conoscenza e frequentazione fra i due Club produssero infatti risultati non inferiori a quelli maturati per le vie diplomatiche. È bello ricordare che i cinquant’anni di sodalizio sono stati vissuti con un omaggio al Pianeta Terra e ai suoi “speciali” valori attraverso un girotondo dei soci, bellunesi e carinziani, attorno al cippo già di confine posto al Passo dell’Oregone.

L’attenzione al territorio

L’anno del cinquantenario vide il Rotary riflettere sul tema, impegnativo ed affascinante, di “Belluno e la sua provincia”.

In quella circostanza la città ha ricevuto in dono le splendide targhette bilingui che corredano i suoi principali monumenti e punti d’interesse. Inoltre, nel cinquantenario del Club, Rotary e Associazione Bellunesi nel mondo avviarono il programma di uno speciale riconoscimento pubblico annuale ai bellunesi “famosi in Italia e nel mondo”, premio che tuttora si tiene, con il sostegno dell’Amministrazione provinciale.

In questa rapida carrellata, non si può non richiamare il contributo più recentemente offerto dal ciclo di incontri su “Come contrastare lo spopolamento delle zone montane”, un orizzonte dal quale dipende molta parte del nostro destino. La pubblicazione del volume degli atti è un ulteriore contributo al dibattito su un tema di sempre maggiore attualità.

Anche quando si è trattato di promuovere il recupero del patrimonio artistico, il Rotary non ha voluto fare da solo. In occasione dei suoi primi quarant’anni il Club lanci  una vera e propria “mobilitazione” attorno a un gioiello: la chiesa di San Fermo, uno “scrigno d’autore” che conserva testimonianze di Andrea Brustolon, Frigimelica il Vecchio, Domenico Falce, Agostino Ridolfi. Il programma di “recupero e valorizzazione” delle opere d’arte avviato con la Soprintendenza e le autorità ecclesiastiche si concluse alla vigilia del cinquantennale con l’inaugurazione dei restauri. Ancor oggi, quando si parla di cooperazione fra pubblico e privato, San Fermo viene citato quale esempio della volontà di “restituire” alla comunità il pieno godimento di una memoria nel solco del principio di sussidiarietà.

Alla stessa stregua, merita citare i precedenti interventi a cura del Club sugli affreschi de “La conversione di San Paolo” di Jacopo da Montagnana – XV secolo – nella cappella Cesa della chiesa di Santo Stefano a Belluno e il restauro della porta della chiesetta di San Liberale.

Nel 2009, in occasione del sessantesimo anniversario di fondazione il Club don  gli arredi della nuova cappella “Domus Tua” dell’Ospedale San Martino di Belluno (opere dell’artista e socio Franco Fiabane): un percorso artistico – al quale il Rotary fu onorato di contribuire – per riflettere sui valori che l’arte sacra suggerisce al cuore delle persone davanti al mistero della sofferenza.

Sono, tutti questi segni, l’eredità di una lunga storia del “servire” che continua e con slancio cerca di raggiungere nuovi traguardi.